Questo articolo vuole dare spazio ad alcune riflessioni personali e domande in merito alla bellezza, cosa significa per me e dove posso trovarla oggi in me.
Bellezza: una sola parola e molteplici significati. Forse infiniti. Sì, perché ognuno di noi può trovare mille modi diversi per definire la bellezza, non tanto nel senso stretto del termine, quanto più per la percezione che ognuno di noi può avere di essa. Come sentiamo, come viviamo e dove avvertiamo la bellezza nella nostra quotidianità, dentro a ciò facciamo ogni giorno e in quello che tutti i giorni incontriamo?
“Che cos’è per te la BELLEZZA, dove puoi trovarla?”: questa, dunque, dovrebbe essere la domanda più corretta, decisamente più intima e personale.
Non ti nego che, ad ora, questa è tra le questioni più difficili e combattute per me. Ci penso spesso, anzi sempre, e un tentativo di risposta ho iniziato ad abbozzarlo. La mia non vuole essere una pretesa di definire la bellezza in quanto tale, in senso astratto e universale, quanto piuttosto il bisogno di raccontare e condividere il mio rapporto con essa, a volte pacifico, altre, invece, di lotta.
Oggi, quando si parla di bellezza, subito si pensa a determinate persone o caratteristiche che la società, nel corso del tempo e in modi sempre diversi, ci ha trasmetto come canone di perfezione da seguire, da imitare e forse anche da adorare. Non c’è cosa più sbagliata e distruttiva, penso. Ma poi, questa perfezione, che cosa sia non l’ho ancora ben capito.
Che cos’è la perfezione?
Che cosa vuol dire essere perfetti? Significa forse non avere difetti? E chi l’ha detto?
Ancora mi domando: “che vuol dire essere senza difetti? Essere simpatici e performanti? Tutto qui? No, noi non possiamo essere questa cosa soltanto, non possiamo essere classificati solo dentro a dei semplici aggettivi, caratteriali o estetici che siano (bella/brutta, gentile/antipatica, timida/solare…). O meglio, penso che questo non sia sufficiente.
Parte di quello che noi siamo, è necessariamente determinato da come viviamo, da ciò incontriamo e, di conseguenza, dalle scelte che prendiamo. E il nostro corpo ce lo fa capire molto bene, a volte addirittura ce lo dice a gran voce.
Mi sembra che lo raccontino con chiarezza Alessandro Martella e Federica Osti nel loro nuovo libro “La pelle lo sa”.
“Avere una bella pelle sembra la chiave del successo, infatti mai come oggi si moltiplicano i trattamenti per prendersene cura. Eppure, di questo organo che ci fa da involucro e ci connette agli altri, si parla ancora poco se non, appunto, in termini di estetica o di eventuali patologie. In pochi considerano che essa è un contenitore attivo, che ci consente di scoprire chi siamo noi e chi sono gli altri, nonché di esplorare il mondo…”.
Mi piace questa frase e la trovo molto esplicativa di quanto detto fino ad ora. Io stessa, infatti, mi sento tutta quanta un “contenitore attivo” che si espone o si protegge, che reagisce a stimoli e comunica; mi dice se sta bene o se, al contrario, prova disagio e fastidio.
Una prospettiva nuova che scardina ogni cliché
Quindi, in conclusione, mi sento di dire che due sono i punti fondamentali per me. Prima di tutto, imparare ad ascoltarsi, ad ascoltare i segnali che il nostro corpo ci manda costantemente e provare, talvolta, ad assecondarli.
E poi, provare a fare entrare dentro di noi una prospettiva del tutto nuova e rivoluzionaria: ma se ciò che non ci piace di noi stessi, quello che vediamo brutto o crediamo inadeguato, fosse davvero il nostro punto di forza? Sì, se fossero proprio queste imperfezioni a renderci più forti? E se, nonostante i nostri difetti, fossimo comunque felici? O, addirittura, se fossero proprio questi difetti a renderci felici? Allora, è proprio ponendomi queste domande sulla bellezza, che possono trovarla un pochino in tutto, ogni giorno.
Assurdo, vero? Ma possibile, ne sono certa. E questa prospettiva, che scardina ogni tipo di clichè, è ciò che io cerco.
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