Food&more

Foodstyling a modo mio

Come Silvia ha cominciato questo magico mestiere

Di Silvia Tremolada
12 Maggio 2021

In questo articolo potrete scoprire come Silvia ha cominciato a scoprire il mondo del foodstyling, qual è stato il suo primo approccio e quali sono i libri a cui si è ispirata per prima.

Sono entrata nello studio di Blessed Brands nel settembre del 2019, col desiderio di comunicare la mia grande passione per il cibo attraverso il lavoro della Foodstylist (cosa di cui, fino ad allora, ignoravo quasi l’esistenza).

Quando tutto è iniziato

Per i primi mesi mi sono chiesta con insistenza e quasi con un pizzico di incredulità, come avrei potuto imparare a costruire un piatto da zero, rispettando tutti gli ingredienti, le loro forme e colori, affinché potesse essere fotografato al meglio. E ancora, come avrei saputo riconoscere il contenitore più adeguato (ciotola, piatto o vassoio che fosse) per una determinata ricetta? Insomma, quasi mi sembrava un risultato irraggiungibile.

Fin da subito, però, Benny mi ha istruito piano piano, accompagnandomi e sostenendomi come una vera maestra. E da subito mi ha suggerito di sfogliare libri, magazine o social (come Instagram e Pinterest, ad esempio) per trovare immagini da cui prendere spunto e, perché no, imparare qualche “trucco del mestiere”. Questo mi avrebbe permesso di testami, scoprire le mie capacità e trovare i miei limiti, per arrivare poi a definire uno mio stile.

Sì, perché un buon foodstyling non nasce solo da un gusto personale – se pur importantissimo – ma si forma nel tempo grazie all’esperienza e, ancor prima, guardando e imitando qualcuno di riferimento. Ricordo ancora quando ho fatto un piatto da sola per la prima volta: era un crostone di pane con formaggio cremoso, salmone affumicato e salsa di soia (credo). Ricordo che mi sembrava difficilissimo e pensavo che non ne sarei più uscita. Ma, come per ogni cosa, ci vuole tempo. Ogni tanto mi fermo e provo a guardarmi indietro: mi sembra passata una vita (anche se si tratta solo di due anni fa).

Comunque, a proposito di riferimenti, i primi libri che ho guardo per approcciarmi al foodstyling sono stati senza dubbio quelli di Donna Hay, Foodstylist Australiana dalla fama mondiale. Lo so, punto in alto, penserete voi. Ma non ci hanno mica detto di non accontentarci mai??

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I miei titoli preferiti
Cosa mi piace di questi libri?

Premetto che non mi interessa utilizzare termini particolarmente tecnici. Preferisco che, qualora ti capitasse di sfogliare questi libri, tu possa comprendere le mie descrizioni e confrontarti con esse.

Innanzitutto adoro la vivacità e l’intensità dei colori in ogni sua immagine. Danno al cibo croccantezza e appetibilità, oltre che una dimensione reale e concreta. Sembra quasi di aver davanti il piatto e, cosa importantissima, viene voglia di mangiarlo.

Altri elementi che per me aiutano a rendere l’immagine più realistica sono: il contrasto tra i colori degli ingredienti; l’uso di alcuni condimenti che donano lucidità e profondità al piatto, risaltando alcuni ingredienti piuttosto che altri; l’utilizzo di quello che Benny chiama “sporco gestito”, che consiste cioè nel disporre volontariamente alcuni elementi al di fuori del piatto, in modo da rompere una geometria e dare al piatto stesso maggiore dinamicità.

Ogni singolo elemento ha un posto e un ruolo ben preciso all’interno della composizione. Niente è casuale, anche ciò che sembra più “spontaneo” e “naturale”.

Trovo molto interessante la varietà degli ingredienti che utilizza, come per i vegetali, le erbe aromatiche o le spezie.

Un altro aspetto che ammiro molto è il seguente: curando il food nei minimi particolari, lei è capace con questo solo strumento di trasmettere la bontà del piatto e, al tempo stesso, un’emozione a chi lo guarda.

Non mi resta che aspettare che anche tu li legga…non vedo l’ora di chiacchierare un po’ con te:)

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